L’approvazione del decreto maggio ha spostato l’attenzione su di loro: gli “invisibili“, ovvero immigrati lavoratori e lavoratrici in nero che in questi mesi hanno mandato avanti la produzione agricola, senza alcun riconoscimento o protezione. È arrivata quindi l’ora di regolarizzare la loro posizione, con tutte le tutele del caso, ma al Governo i nodi da sciogliere sono ancora tanti.
Regolarizzazione migranti, cosa prevede il decreto
Intenzionato a far entrare il provvedimento sulla regolarizzazione dei migranti nel decreto maggio è sicuramente il ministro del Sud Giuseppe Provenzano. Per questo motivo, mentre tra opposizione e Governo (ma anche all’interno della stessa maggioranza) continuano le discussioni, l’esponente del Pd sta cercando in tutti i modi di trovare un accordo che faccia contenti tutti.
Ad oggi, comunque, le soluzioni proposte per procedere con la regolarizzazione dei migranti nei campi sono essenzialmente due.
La prima soluzione è quella di permettere al datore di lavoro di far emergere un irregolare tramite la stipula di un apposito contratto: il lavoratore che fino ad ora ha prestato la sua attività in nero deve però già trovarsi sul territorio dello Stato e deve essere stato fotosegnalato alla polizia italiana prima dell′8 marzo scorso. Una volta fatte le opportune verifiche, allo straniero sarà riconosciuto un permesso di soggiorno valido per tutta la durata del contratto e rinnovabile in caso di nuovi rapporti di lavoro.
Per gli stagionali impiegati nel settore del agricolo che hanno perso il lavoro a causa dell’emergenza Coronavirus, invece, si sta pensando al rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo e finalizzato alla ricerca di un nuovo impiego. È sulla durata dello stesso, tuttavia, che ancora le varie forze politiche stanno continuando a scontrarsi.
È scontro sul permesso di soggiorno
Il provvedimento relativo alla regolarizzazione degli immigrati, non solo agricoltori ma anche colf e badanti in nero, è stato inserito nella bozza del decreto maggio ma con uno spazio in bianco, quello relativo al permesso di soggiorno.
Come accennato, infatti, non si trova un accordo sulla durata del permesso di soggiorno finalizzato alla ricerca di un nuovo impiego. Il ministro Provenzano, appoggiato dal ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, vorrebbe concedere un periodo lungo sei mesi, ma la sua proposta ha dovuto fare i conti con l’opposizione del Movimento 5 Stelle.
I grillini hanno ribadito che non vogliono che il dl maggio diventi l’occasione per concedere una sanatoria, perché – come ha dichiarato il leader pentastellato Vito Crimi – ad oggi la “regolarizzare gli immigrati non è la soluzione per sostenere l’agricoltura”. Una posizione questa che è stata poi ribadita anche con un post pubblicato sul blog dei Cinquestelle, dove è stato scritto a chiare lettere: “Sì al lavoro stagionale regolare, no alle sanatorie“.
Per evitare che la regolarizzazione dei migranti sfumi, dunque, si potrebbe trovare un compromesso, riducendo da 6 a 3 i mesi il permesso di soggiorno. La discussione, comunque, è ancora aperta.
E tra chi pensa che il provvedimento potrebbe diventare un’altra occasione per aggirare il sistema (con irregolari che andrebbero “alla ricerca dell’imprenditore agricolo che garantisca poche giornate per ottenere il permesso stagionale”), c’è anche chi spera che, una volta per tutte, si proceda garantendo le giuste tutele a chi – anche in piena emergenza – ha dovuto fare i conti con sfruttamento, paghe misere e condizioni di lavoro spesso ai limiti della sicurezza.
Sources : https://quifinanza.it/