Regolarizzazione allargata, non solo a braccianti e colf, ma anche a operai edili e a chi lavora in ristoranti e alberghi. Permessi di soggiorno non limitati a pochi mesi, ma della durata di almeno un anno. Contributo di 500 euro del datore di lavoro per sanare ogni obbligo di natura fiscale e previdenziale. Nasce il “Gruppo dei 250”: 250 tra ricercatori, giornalisti, imprenditori, esperti di diritto del lavoro e dell’immigrazione, associazioni del Terzo Settore, riuniti per discutere di una possibile regolarizzazione del lavoratori invisibili i quali, secondo una ricerca della Fondazione Moressa, da soli potrebbero portare nelle casse dello Stato, se fossero resi « visibili », 2.6 miliardi ogni anno
“Regolarizzare non è un’opzione, è una necessità”. Riunitosi per la prima volta sabato mattina via “Zoom”, il Gruppo denuncia «un’emergenza dalla triplice dimensione: sanitaria, sociale ed economica. Numerosi medici italiani e stranieri confermano di ricevere tutti i giorni domande di aiuto da parte di cittadini irregolari che hanno timore a recarsi in ospedale, a meno che non siano costretti a rivolgersi al pronto soccorso». Il gruppo ha elaborato un “Position Paper” in cui afferma che «la regolarizzazione non è un’opzione, ma una necessità. Però non può essere limitata alle categorie di braccianti, di colf e badanti, perché il lavoro in nero fiorisce anche nel settore turistico alberghiero, nella ristorazione, nella logistica e nell’edilizia, settori che è del tutto irragionevole escludere dal processo di emersione».
Permessi di un anno. «Inoltre la regolarizzazione non può essere effettuata sulla base di un permesso di pochi mesi, che sarebbe di una eccezionale miopia (fra tre mesi ci troveremmo di fronte alle stesse problematiche)». Per questo il Gruppo fa sua sostanzialmente la proposta dell’Asgi: «Per i cittadini stranieri che dimostrino la presenza in Italia alla data del 29 febbraio 2020, in condizioni di irregolarità o anche di regolarità ma con permesso non convertibile in lavoro, è rilasciato un permesso di soggiorno per ricerca occupazione, oppure un permesso di soggiorno per lavoro, qualora alla data del 29 febbraio 2020 o alla data della domanda il richiedente abbia in corso un rapporto di lavoro. Entrambi i permessi hanno la durata di un anno dalla data del rilascio».
Contributo di 500 euro. «La sottoscrizione del contratto di soggiorno, congiuntamente alla comunicazione obbligatoria di assunzione all’Inps, e il rilascio del permesso di soggiorno comportano per il datore di lavoro e il lavoratore l’estinzione dei reati e degli illeciti amministrativi. Il datore di lavoro assolve agli obblighi di natura fiscale, previdenziale e assistenziale relativi al pregresso periodo di lavoro tramite il versamento di un contributo forfettario pari a 500 euro per ogni lavoratore».
Sources : https://www.repubblica.it/