Cig Covid retroattiva e divieto di licenziare per le imprese che la usano
MILANO – Il governo si avvia a prolungare ancora la Cassa integrazione Covid nella prossima legge di bilancio. E a legarne l’utilizzo – come già ora – al divieto di licenziare: le aziende che attingono alla Cig non potranno rinunciare al personale per tutto il periodo di fruizione. La Cig Covid sarà retroattiva: la legge di bilancio entra in vigore dall’1 gennaio 2021, ma le imprese che mettono i lavoratori in Cig potranno coprirli a partire da metà novembre, ovvero dalla data in cui finiranno le 18 settimane di Cig attualmente in vigore, così come definite dal decreto Agosto.
Di per sé dunque il blocco dei licenziamenti in essere dal 23 febbraio terminerà il 31 dicembre e non verrà prorogato, anche per problemi di costituzionalità. Ma le ulteriori settimane di Cig Covid retroattive potrebbero essere un deterrente al sacrificio dei posti di lavoro. I sindacati pronosticano però un « dramma » senza lo stop ai licenziamenti fino alla fine dell’emergenza.
Blocco dei licenziamenti
Il capitolo del lavoro nell’ambito della prossima Manovra si arricchisce di alcuni elementi ulteriori. Ieri è stato il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, a chiarire: « Non credo ci siano le condizioni per prorogare » il blocco dei licenziamenti oltre il primo gennaio 2021. Intervenendo a Porta a porta ha spiegato: « Credo sia stato necessario il blocco dei licenziamenti; credo non sia pensabile il prolungamento ».
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Il blocco era stato generalizzato dal 23 febbraio, data di entrata in vigore, allo scorso 17 agosto. Poi, con il dl Agosto, è diventato flessibile. Dal punto di vista temporale, perché legato all’utilizzo delle 18 settimane di ammortizzatori sociali introdotte proprio dal dl Agosto o dell’esonero contributivo previsto come alternativa alla cassa. In pratica, il licenziamento è stato precluso alle aziende che hanno fatto ricorso a questi incentivi (sempre comunque con termine perentorio al 31 dicembre 2020). Riammesse anche alcune casistiche particolari: il licenziamento è rientrato in gioco in caso di cessazione dell’attività, in caso di accordi con incentivi agli esodi, in caso di fallimenti.
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Cassa integrazione
Ora, con la Manovra e l’addio al blocco dei licenziamenti il governo dovrebbeprorogare la cassa integrazione e, stando alle ricostruzioni degli ultimi vertici, con retroattività all’ultima parte del 2020 (e quindi crescita delle coperture in area 5 miliardi). D’altra parte, già il dl agosto rese retroattiva la cassa fino al 13 luglio. Dovrebbero essere anche confermati meccanismi che ancorano il contributo richiesto alle aziende alla perdita di fatturato: ad oggi, la cassa è gratis solo per chi ha perso più del 20% di fatturato, mentre prevede un contributo del 9 o 18% rispettivamente per chi ha perso meno di quella soglia o non ha perso niente.
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Novità previste anche sul versante del sostegno all’occupazione: punti qualificanti del pacchetto da 40 miliardi (24 in deficit) sono la decontribuzione del 30% per assunzioni e lavoratori del Sud (4,8 miliardi), il taglio del cuneo fiscale (in pratica la proroga del bonus 100 euro per il 2021 per 4,8 miliardi). Prevista anche una decontribuzione speciale per le lavoratrici che diventano madri: al rientro al lavoro avranno più soldi in busta paga perché sarà tagliato il contributo del 9 per cento. Decontribuzione – anche questa è una novità – per i giovani sotto i 35 anni che verranno assunti.
« In un mercato del lavoro in rapida trasformazione a causa del virus, va stimolato il ricambio occupazionale » facilitando « l’ingresso dei giovani » e agevolando « l’uscita dei lavoratori più anziani. In questa ottica, la mia intenzione è di proporre » per la manovra « uno sgravio contributivo per l’assunzione dei giovani, allargare la platea del contratto di espansione (riducendo il requisito dimensionale delle imprese da 1.000 a 500 ai fini dell’accesso), introdurre un meccanismo di staffetta generazionale, rinnovare Ape sociale – allargando la platea dei beneficiari anche a chi non ha percepito la NASpI – e prorogare Opzione Donna », ha scritto la ministra Nunzia Catalfo, su Facebook, in riferimento all’incrocio di misure per lavoro e previdenza. E oggi Catalfo ha assicurato: « Con la legge di Bilancio aiuteremo le imprese a mantenere quanto più possibile i livelli occupazionali. La pandemia ha accelerato la trasformazione del mercato del lavoro: perciò ho già istituito un osservatorio del mercato finalizzato a intercettare le sfide future ». In un’intervista a Grazia ha detto: « Centrali nella strategia del ministero del Lavoro per il Recovery Fund saranno il Piano nazionale per le nuove competenze e la riforma degli ammortizzatori sociali ».
Le parti sociali
Sul blocco dei licenziamenti si sono lanciati già in passato numerosi segnali d’allarme. Per la Cgil, una volta che verrà meno metterà a rischio un milione di posti di lavoro. Per le imprese, è stato ridondante inserirlo insieme alla cassa integrazione perché ha ingessato le strutture e ogni sua ulteriore proroga rappresenterebbe un rischio: « L’Italia è l’unico Paese europeo in cui vige il blocco dei licenziamenti. Una misura eccezionale, legata all’emergenza e che certamente aveva senso nel momento più difficile, quando di trattava di evitare che il lockdown generalizzato cancellasse intere realtà produttive », l’analisi di Alessandro Spada, nuovo numero uno di Assolombarda, a La Stampa.
Anche la Cisl fa sentire la sua voce e considera « inaccettabile » l’interruzione del blocco dei licenziamenti perchè significherebbe un dramma sociale. Lo dice il numero due del sindacato, Luigi Sbarra: « Sono sbagliate e preoccupanti le parole del ministro Patuanelli sull’ipotesi di interrompere in ogni caso il blocco dei licenziamenti entro fine anno. Una prospettiva che la Cisl ritiene assolutamente inaccettabile. L’emergenza sanitaria, economica e sociale continua a colpire duramente tutti i settori produttivi del paese. Procedere in questo modo significherebbe aggravare ulteriormente le condizioni di tantissime persone e famiglie, con ripercussioni esiziali anche sulla domanda interna ».
Nette anche le parole della Cgil, che con la segretaria confederale Tania Sacchetti chiede di allungare gli ammortizzatori sociali Covid e mantenere il blocco dei licenziamenti: « Sono decisioni che devono essere prese subito, fino a tutto lo stato di emergenza. Non si può pensare che, in una situazione occupazionale già fortemente compromessa prima del Covid, la libertà di licenziamento sia decisiva per la ripartenza dell’economia. E in questo senso – prosegue – preoccupano le dichiarazioni del ministro Patuanelli. Una situazione straordinaria merita risposte straordinarie e anche un forte senso di coesione e di responsabilità collettive ». Dalla Uilm, Rocco Palombella arriva a dire: « Siamo disposti a sacrificare, nuovamente, gli aumenti salariali a una condizione: nessun licenziamento nei prossimi tre anni ».
I numeri
L’ultima nota trimestrale degli istituti statistici, cui fa riferimento il grafico, mostra come si sia ampliata la forbice tra la tenuta dei tempi determinati e indeterminati durante il secondo trimestre dell’anno: « Dopo la crescita ininterrotta dal 2015, si riscontra una diminuzione congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti (-337 mila posizioni rispetto al primo trimestre 2020), dovuta all’accentuarsi del calo di quelle a tempo determinato (-383 mila in tre mesi; era -30 mila lo scorso trimestre) e al rallentamento della crescita delle posizioni a tempo indeterminato (+47 mila; era +94 mila nel primo trimestre 2020) », si leggeva.
Quanto sia grande la distanza tra le teste al lavoro e i potenziali a rischio è dato dalla consistenza della cassa. Secondo la ricognizione dell’associazione Lavoro&welfare di Cesare Damiano, ad agosto in rapporto alle ore di Cig autorizzate risultano fuori dalla produzione oltre 2 milioni di lavoratori a tempo pieno. Risultano, altresì, perse 375 milioni di giornate lavorative (che vuol dire che dalle buste paga mancano oltre 7 miliardi).
Sources :https://www.repubblica.it/