Da giorni si discute del progetto di regolarizzare i lavoratori immigrati a cui è scaduto o che non hanno mai avuto il permesso di soggiorno in Italia. La proposta, fatta dalla ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova di Italia Viva e sostenuta da quella dell’interno Luciana Lamorgese (tecnico), dal ministro per il Mezzogiorno Giuseppe Provenzano (Pd) e del lavoro Nunzia Catalfo (Movimento 5 stelle), è inserita nel decreto Rilancio da 55 miliardi di euro, che dovrebbe essere presentato dal governo nelle prossime ore.
La cosiddetta sanatoria ha suscitato diverse critiche, soprattutto di un gruppo di parlamentari del Movimento 5 stelle tra cui Vito Crimi, capo politico del partito e viceministro dell’interno, contrario alla misura che ha detto che la sanatoria potrebbe avere “effetti morali devastanti”. Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri l’11 maggio ha dichiarato che è stato trovato un accordo sulla sanatoria, mentre Crimi e altri esponenti dei cinquestelle hanno rilasciato dichiarazioni che farebbero pensare che l’accordo sulla questione possa saltare all’ultimo momento. Secondo alcuni studi della fondazione Moressa, la misura riguarderebbe circa 500mila persone (200mila badanti e colf e 300mila lavoratori dell’agricoltura) e porterebbe 2,6 miliardi di euro all’anno nelle casse dello stato. Secondo la fondazione Ismu, gli irregolari in Italia sarebbero circa 600mila.
La regolarizzazione è richiesta anche dalle associazioni di categoria degli agricoltori italiani, che temono di non poter svolgere il raccolto per via della mancanza di manodopera straniera. Inoltre, le organizzazioni che si occupano di immigrazione in Italia chiedono che il permesso temporaneo per ricerca lavoro previsto al comma due della bozza duri più di tre/sei mesi, sia valido per almeno un anno e aggiungono che si dovrebbe permettere non solo a braccianti, colf e badanti di regolarizzare la propria posizione, ma a chiunque sia sul territorio italiano senza permesso di soggiorno, innanzitutto per ragioni sanitarie e poi per la ricerca di un lavoro.
Ecco i punti principali della bozza.
- Per affrontare l’emergenza sanitaria i datori di lavoro che hanno impiegato cittadini stranieri con il permesso di soggiorno scaduto potranno richiederne l’emersione e la regolarizzazione a fronte della stipula di un contratto di lavoro subordinato. Questa misura riguarda anche l’emersione del lavoro nero per lavoratori italiani, precedentemente impiegati in nero. Potranno accedere alla misura tutti quelli che sono stati identificati con fotosegnalazione prima dell’8 marzo del 2020 o che possono dichiarare di aver risieduto in Italia continuativamente prima di quella data.
- Gli stranieri che hanno un permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 o in scadenza, che non hanno lasciato il paese prima dell’8 marzo 2020, potranno chiedere un permesso di soggiorno temporaneo per cercare un lavoro. Non è ancora stato stabilito quanto tempo durerà il permesso di soggiorno temporaneo. La ministra dell’agricoltura Bellanova parlava di sei mesi, altri di tre mesi. Se gli stranieri che fanno domanda trovano un lavoro, il permesso di soggiorno temporaneo viene trasformato in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro di quattro mesi. Le persone che fanno questa procedura devono dimostrare però di aver già lavorato in passato nei settori lavorativi interessati dal decreto.
- I settori lavorativi per cui si applica questa misura sono: l’agricoltura, l’allevamento e la zootecnia, la pesca e l’acquacoltura, l’assistenza alle persone affette da patologie o disabilità che ne limitino l’autosufficienza, il lavoro domestico.
- Tutte le domande dovrebbero essere presentata dal 1 giugno al 15 luglio.
- Nel caso sia il datore di lavoro a presentare la domanda dovrà versare un contributo forfettario di 400 euro per ciascun lavoratore. Mentre se è lo straniero a presentare la domanda (seguendo la procedura al punto due) dovrà versare 160 euro.
- Saranno rigettate le domande dei datori di lavoro che sono stati condannati in passato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina o riduzione in schiavitù (articolo 600 del codice penale), intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (articolo 603 bis del codice penale) o se i lavoratori non saranno assunti in seguito alla regolarizzazione.
- Sono esclusi gli stranieri che sono stati toccati da un decreto di espulsione, quelli che sono stati condannati anche in via non definitiva per uno dei reati previsti dall’articolo 380 del codice penale, per i delitti contro la libertà personale, per il traffico di stupefacenti, per lo sfruttamento della prostituzione, per il favoreggiamento dell’immigrazione o dell’emigrazione clandestina. Saranno annullate le domande in cui si dichiara il falso.
- Sources : https://www.internazionale.it